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brano
 
Cicerone
De Natura Deorum III,52
 
originale
 
[52] Iam si est Ceres a gerendo -- ita enim dicebas --, terra ipsa dea est et ita habetur; quae est enim alia Tellus; sin terra, mare etiam, quem Neptunum esse dicebas; ergo et flumina et fontes. Itaque et Fontis delubrum Masso ex Corsica dedicavit, et in augurum precatione Tiberinum, Spinonem, Anemonem, Nodinum, alia propinquorum fluminum nomina videmus. Ergo hoc aut in inmensum serpet aut nihil horum recipiemus; nec ilIa infinita ratio superstitionis probabitur; nihil ergo horum probandum est.
 
traduzione
 
52. Inoltre se il nome Cerere deriva dal verbo gerere (come tu dicevi) anche la terra ? una dea (e tale ? ritenuta trattandosi di una variante della dea Tellus). E se lo ? la terra lo ? anche il mare, che tu identificavi con Nettuno, e lo stesso dicasi per i fiumi e le fonti. Per questo Massa, reduce dalla Corsica, consacro un tempio alla Fonte e nella preghiera degli auguri vediamo comparire i nomi Tiberino, Spinone, Anemone, Nodino e quelli dei fiumi pi? vicini. Giunti a questo punto o si procede all'infinito su questa strada o non si accetta nessuna delle argomentazioni proposte. Ma poich? questa infinita serie di credenze superstiziose non ha alcuna possibilit? di essere accolta non resta che respingere ogni singolo punto.
 

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